Georg Wilhelm Friedrich Hegel



Vita

Georg Wilhelm Friedrich Hegel nasce a Stoccarda nel 1770 da una famiglia benestante e conformista. La sua adolescenza non pare essere caratterizzata da eventi importanti: frequentò il ginnasio della città, condusse una vita agiata e borghese. Anche la prematura perdita della madre non sembra aver arrecato nel filosofo grossi traumi.

All’Università di Tubinga Friedrich Hegel seguì i corsi di filosofia e teologia e strinse amicizia con il filosofo idealista Schelling. In quegli anni seguì con profonda ammirazione gli avvenimenti della Rivoluzione Francese, a tal punto da ergere nel collegio un “albero della libertà”. La sua stima per i principi di uguaglianza espressi dai rivoluzionari non mutò neanche alla vista di Napoleone e, anzi, quando quest’ultimo entrò a Jena gli dedicò delle parole diventate celebri:

Ho visto l’Imperatore – quest’anima del mondo – cavalcare attraverso la città per andare in ricognizione: è davvero un sentimento meraviglioso la vista di un tale individuo che, concentrato qui in un punto, seduto su di un cavallo, abbraccia il mondo e lo domina.

Terminati gli studi, Hegel diventò precettore presso case private prima a Berna e poi a Francoforte. Alla morte del padre, ereditò una cospicua somma che gli permise di stabilirsi a Jena, di esercitare la docenza e di diventare redattore capo di un giornale. 

Gli ultimi anni della vita di Hegel non furono meno frenetici: dapprima divenne direttore del ginnasio di Norimberga, poi professore di filosofia a Heidelberg ed infine all’Università di Berlino. Nella odierna capitale tedesca raggiunse l’apice del suo successo sino a quando morì, forse di colera, nel 1831.  


La Fenomenologia dello Spirito

A partire dal Seicento, la filosofia si è posta il problema del metodo: prima bisognava stabilire il metodo e poi la filosofia. Ma Hegel ha contestato questa impostazione sostenendo che non c’è introduzione alla filosofia che non sia già filosofia; diversamente sarebbe come voler imparare a nuotare prima di entrare in acqua. Allora Hegel preparò una introduzione alla filosofia: La Fenomenologia dello Spirito (Phänomenologie des Geistes), edita nel 1807. Considerata un'introduzione al sistema hegeliano, ma già essa stessa filosofia.

La Fenomenologia è la storia dello Spirito, la sua manifestazione, che avviene a tappe: si parte dalla coscienza sensibile (il grado più basso di conoscenza) per arrivare fino al sapere assoluto. Le tappe sono chiamate figure (Gestalten) e stazioni (Stationen); possiamo racchiuderle in sei grandi tappe: coscienza, autocoscienza, ragione, spirito sociale, religione e sapere assoluto, presentate secondo una scansione triadica.

La Fenomenologia è considerata un romanzo di formazione (Bildungsroman). C’è il piano dello Spirito che ha già percorso tutte le vicende della storia del mondo. E c’è il piano del singolo individuo che deve ripercorrere la stessa via, ricalcando le orme che lo Spirito ha lasciato.

L’Assoluto è il vero soggetto di questo percorso, ma ancora non sa di esserlo perché deve prendere coscienza di sé.

La Fenomenologia dello spirito si divide in 3 parti:

    - Coscienza (tesi): Predomina l’attenzione verso l’oggetto;

    - Autocoscienza (antitesi): Predomina l’attenzione verso il soggetto;

    - Ragione (sintesi): Si riconosce l’unità tra soggetto e oggetto.


COSCIENZA

La coscienza a sua volta si divide in:

   - Certezza sensibile: è il rapporto tra un soggetto particolare e un oggetto particolare, connotato dai caratteri del “qui” ed ”ora”, connotazioni applicabili a qualsiasi oggetto e perciò universali. Il suo soggetto non è particolare ma universale.

   - Percezione: C'è un rinvio all’io universale, un oggetto viene percepito come uno nella molteplicità delle sue qualità, ma è l’io stesso che ne stabilisce l’unità. L'Intelletto si rende conto che ciò che conferisce unità alle molteplici determinazioni dell’oggetto è il soggetto stesso. L’oggetto è la coscienza stessa.

In tal modo la coscienza è diventata autocoscienza, ovvero coscienza di sé.

 

AUTOCOSCIENZA

Con autocoscienza l’attenzione si sposta dall’oggetto al soggetto nei suoi rapporti con gli altri, ossia tra autocoscienze. Anche qui abbiamo una divisione in tre parti:

   - Signoria e servitù: si ha un conflitto tra autocoscienze, in cui ciascuna pretende di essere riconosciuta dall’altra come superiore.

    - Stoicismo e scetticismo: lo stoicismo mostra la libertà del saggio nei confronti di ciò che lo circonda, ma è una libertà solo interiore: i condizionamenti restano. Con lo scetticismo si ha la negazione del mondo. Secondo Hegel lo scettico si contraddice poiché dichiara che tutto e falsa pretendendo di dire qualcosa di vero.

    - Coscienza infelice: non sa di essere tutta la realtà, e dunque si trova scissa in conflitti e opposizioni dai quali esce solo arrivando alla coscienza di essere tutto.

Con l’Ebraismo si ha una separazione radicale tra l’uomo e Dio, visto come un qualcosa di trascendente, padrone assoluto della vita e della morte. Nel cristianesimo medievale il Dio incarnato resta però comunque irraggiungibile.

La coscienza, nel suo inutile sforzo di unificarsi con Dio, si rende conto di essere lei stessa Dio, ovvero il Soggetto assoluto.

 

RAGIONE

L’autocoscienza diventa ragione, la certezza di essere ogni realtà, e anch'essa si divide in tre momenti:

   - Ragione osservativa: la coscienza crede di cercare l’essere delle cose, ma cerca solo sé stessa. Fase del naturalismo del Rinascimento e dell’empirismo.

   - Ragione attiva: l'unità di io e mondo non è qualcosa di dato e contemplabile, ma deve venire realizzato. Finché questo progetto assume la forma di uno sforzo individuale risulta fallimentare.

    - Individualità in sé e per sé: Hegel mostra come l’individualità, pur potendo raggiungere la propria realizzazione, rimane astratta e inadeguata.

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